lunedì 20 gennaio 2014

Carlo Mazzacurati, Sei Venezia




In memoria di Carlo Mazzacurati 

Sei Venezia
Un anno a Venezia e in laguna. Da un autunno nebbioso ad un'estate, quella dell'anno scorso, particolarmente luminosa.
Assieme a Giovanni, Roberta, Ernesto, Carlo, Ramiro e Massimo, sei persone che vivono qui. Sono stato con loro e loro si sono raccontati. Ogni luogo della terra ha una sua unicità, quello di Venezia io l'ho cercato attraverso questi sei esseri umani.
Sullo sfondo scorre l'anno, a ciascuno di loro una stagione, un clima. Si sono susseguiti giorni di sole a giorni di pioggia, il freddo di gennaio a l'afa di luglio, sere limpide ad altre caliginose.
Le ambientazioni sono stati i luoghi in cui queste persone vivono o lavorano e gli spazi di terra e di acqua che attraversano: Mestre, l'hotel Danieli, S.Alvise, Murano, un bar vicino a S.Marco e Sacca Fisola.

Da dove nasce Sei Venezia?
E' così: mio padre Giovanni, mio nonno Carlo e perfino mio bisnonno, sono tutti ingegneri che hanno lavorato in Laguna. Solo io ho preso una strada diversa, bisona ancora capire se ho fatto bene o no... Comunque quando mi è stato proposto di fare un documentario su Venezia ci ho pensato parecchio: è sempre faticoso fare i conti con i propri padri. Eppure, anche di fronte all'imbarazzo che avevo, la spinta infantile di entrare in una specie di paese dei balocchi ha prevalso. Così ho detto sì a una proposta aperta, senza sapere bene cosa avrei fatto.

Perchè Venezia e l'acqua la riportano così prepotentemente all'infanzia?
Le prime suggestioni mi arrivano da un'età molto piccola, le sensazioni degli odori, l'idea che il suono della parola Venezia evocava in me. Mio nonno lavorava da qualche parte in laguna, c'è perfino un canale navigabile che si chiama Carlino in suo onore. Era uno sportivo, ne '29/30 aveva giocato professionista nella Fiorentina, in A: era rimasto vedovo presto, mia nonna era morta a 44 anni in un incidente stradale e lui era molto legato al suo lavoro, tanto che tornava in laguna anche la domenica per pescare e cacciare, e siccome io ero il più grande dei suoi nipoti venivo mandato ad accompagnarlo. Sono sicuro che il fatto di aver girato un po' di film dalle parti del Delta nasca da tutte quelle domeniche passate lì ad aspettarlo, a vedere il vuoto, a camminare: c'è qualcosa di affettivo, di familiare, per me, legato alla laguna e all'acqua. Mi ricordo che mio nonno aveva delle conchiglie Shell, delle capesante. Me le aveva regalate e mi aveva detto che le aveva prese a Venezia.

Io ero bambino e mi ero fatto l'idea che quello fosse un luogo dove c'erano oggetti preziosi. Era talmente presente in me questa convinzione, che mi ricordo di essere stato colpito una olta in una vecchia miniera abbandonata nelle Dolomiti, ritrovando un segno del Leone:avevo capito che c'era un tessuto connettivo di storia che preesisteva ala mia presenza sula terra, che questa città era stata capitale di un mondo con regole molto strutturate. E' un luogo che per sua natura no si modifica. Padova, per dire, era piena di canali. Alla fine degli anni '50 li hanno tolti abbattendo interi quartieri. A Venezia invece, è come tornare a un tempo stabile. Passato e presente stanno insieme in un tempo sospeso, dove recuperi una tua dimensione, è rassicurante.

afa: caldo umido
caliginose: nebbiose
balocchi: giocattoli
suggestioni: impressioni, ricorsi, immagini
evocava: ricordava
Fiorentina: squadra di calcio
Delta: foce del fiume Po', sulla riva dell'Adriatico

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